Attenzione, un nuovo virus


C’è un virus che, nel silenzio più totale, si sta diffondendo in misura sempre crescente all’interno della nostra società. Non si tratta però di una nuova malattia tropicale importata da coraggiosi esploratori dei villaggi turistici oltreoceano, ma più semplicemente di una forma subdola di arroganza dilagante: l’allergia alle code.

Cogliendo spiazzati gli specialisti del settore, che non hanno la minima idea di come affrontare questa emergenza, il virus si insinua lentamente ma inesorabilmente nelle nostre vicende quotidiane. I segnali più preoccupanti sono visibili sotto forma di tutti coloro che non riescono più a reagire di fronte alle molteplici manifestazioni del fenomeno.

Chiunque nell’arco della giornata può facilmente constatare come il virus si sia ormai insinuato nel tessuto sociale e si rende sempre più conto che le persone colpite sono ormai immuni a ogni vaccino somministrato sotto forma di proteste e richiami alla civiltà. Anzi, la malattia è tale che la persona colpita si produrrà in una reazione scomposta, con diverse sfumature di arroganza.

Sono diverse le manifestazioni di presenza del virus. Sin dal primo mattino, chi si muove in automobile è in grado di assistere a scene dove soggetti infettati compiono manovre con mosse azzardate, incuranti di qualsiasi divieto, precedenza o colonna di autovetture che precedono. I casi più gravi, non contenti di lanciarsi in slalom a velocità superiori ai 100 Km/h in colonne che si muovono  passo d’uomo, si segnalano nei soggetti trapiantati in pianta stabile sulla corsia di emergenza alla prima avvisaglia di rallentamento.

Gli utenti delle ferrovie invece, sono testimoni di soggetti che, dopo essersi sapientemente intrufolati davanti allo sportello della biglietteria al primo cambio di cliente, si fanno largo a colpi di energiche spallate per conquistare la priorità nell’ingresso del vagone e, con la spallata più potente, scalzare dall’ultimo sedile rimasto libero, una povera vecchietta barcollante. Scena pressoché analoga si verifica sui mezzi pubblici, dove però un ulteriore scontro avviene in genere in prossimità delle macchinette per timbrare i biglietti (od obliteratrici che dir si voglia).

Gli esercizi commerciali rappresentano un altro ambiente molto favorevole per la diffusione del virus. Nell’attesa del proprio turno di essere serviti davanti a un bancone, piuttosto che alla cassa, è infatti indispensabile prestare la massima attenzione ai soggetti capaci di avanzare il proprio ordine nel momento esatto che il commesso sta per chiedere chi è il prossimo. A nulla valgono in questo caso, sguardi perplessi alla vana ricerca di spiegazioni, sguardi ricambiati con occhiate glaciali mirate ad affermare il diritto di precedenza del renitente alla coda. Per i più immuni dal virus, decisi a far valere con forza le proprie ragioni, è sempre pronta una reazione con la giusta miscela di arroganza, prepotenza e imprevedibilità. Se il soggetto avanti con gli anni infatti avrà sempre pronta l’espressione: “Ci vorrebbe più rispetto per gli anziani”, una persona più giovane non risparmierà l’affermazione: “io sto lavorando”, mentre l’intimazione “guardi che l’ho vista bene, è arrivato dopo di me” rappresenta una valida soluzione adeguata ad ogni situazione, purché pronunciata con la necessaria decisione intimidatoria.

A poco sono valsi i tentativi di arginare il fenomeno almeno in questa circostanza. Gli infetti più spavaldi infatti, sanno sapientemente fingere di essere in coda da lungo tempo senza saper di dover prendere il talloncino con il numero. Giocando sulla probabilità che in presenza di lunghe code i clienti una volta prelevato il proprio numero si allontanino temporaneamente dal banco, questi esperti giocano subdolamente sulla compassione e la fratellanza degli altri clienti, consci che a quasi tutti una situazione del genere sia realmente capitata.

Anche nelle banche, e in tutti i luoghi dove in genere si tratta di scegliere una coda davanti a più di uno sportello disponibili, la presenza del virus è molto diffusa. I soggetti più spavaldi scelgono con cura il momento ideale nel quali inserirsi nella coda, dapprima sorpassando subdolamente le persone in fondo, generalmente più distratte. Il meglio di sé, però, esce nel caso imprevedibile di prolungamento delle operazioni da parte del cliente che precede. Non appena si conclude un’operazione allo sportello di fianco, sfruttando la confusione creata dalla persona appena servita che deve defilarsi, con un balzo felino il renitente alla coda si sposta di fila e al tempo stesso mette in mano al commesso la propria pratica, sicuro che una volta avviata l’operazione, a nulla valgano le proteste delle vittime, ma al contrario generino un senso di gratificazione nell’autore del gesto.

Anche in questo caso i rimedi messi a punto (per esempio con coda unica per tutti gli sportelli) risultano utili ad arginare il fenomeno, ma sono ancora ben lontani dall’averlo debellato. Approfittando del maggiore assembramento creato dalla coda univoca, i soggetti colpiti dal virus fingono infatti di essere stati colti da crisi di astinenza da sigarette ed essersi allontanati poco prima per una improcrastinabile fumata. Al ritorno viene simulata un’imprevedibile accelerata della coda, a causa della quale la persona che era stata avvisata dell’allontanamento e pregata di tenere il posto, è già stata servita e si è allontanata. Anche in questo caso, sorpresa e stupore sono la chiave per guadagnare il tempo prezioso ad accalappiare la posizione prioritaria.

Le possibili conseguenze del virus, per il quale la ricerca non riesce a mettere a punto un vaccino efficace, sono valutate altamente pericolose soprattutto per i soggetti in età non più giovane. Se un bambino colto sul fatto, manifesta una reazione strettamente epidermica, con evidente rossore del volto e probabili manifestazioni lacrimali, gli adulti sono invece più soggetti a reazioni decisamente scomposte in grado di minare l’incolumità fisica di gruppi di persone sempre più estesi.


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